Il riconoscimento del rapporto di filiazione

Ogni bambino ha un diritto fondamentale: quello di avere legalmente una madre e un padre. Il riconoscimento è l'atto d'amore e di responsabilità con cui un genitore dichiara che quel bambino è suo figlio, instaurando tutti i doveri e i diritti che ne derivano.

Purtroppo, a volte questo non accade spontaneamente. Un padre potrebbe rifiutarsi o esitare, lasciando il figlio e l'altro genitore in una situazione di incertezza e senza tutele. In questi momenti, è importante sapere che la legge è dalla parte del bambino e offre uno strumento potente per fare giustizia: l'azione giudiziale per il riconoscimento della paternità (o maternità).

Comprendiamo la delicatezza e il carico emotivo di questa situazione. Il nostro obiettivo è accompagnarvi in questo percorso, non solo con competenza legale, ma con l'umanità e il sostegno di cui avete bisogno.

Come funziona l'azione giudiziale di riconoscimento del rapporto di filiazione?

Avviare un'azione in tribunale può spaventare, ma si tratta di un percorso finalizzato a un unico scopo: dare a vostro figlio la certezza delle sue origini e i diritti che gli spettano 

L'azione può essere avviata dalla madre per conto del figlio minorenne, oppure dal figlio stesso una volta compiuti i 18 anni.

Nel contesto attuale, la prova del rapporto di filiazione viene ormai sempre effettuata per mezzo di accertamenti genetici. Il test del DNA rappresenta infatti lo strumento più affidabile e scientificamente valido per accertare la verità biologica della filiazione, come emerge dalla giurisprudenza che ha sempre più valorizzato la ricerca della verità biologica nelle azioni di riconoscimento della paternità.

L'esecuzione del test genetico avviene attraverso un semplice prelievo di un campione salivare, procedura non invasiva e di rapida esecuzione che fornisce risultati con un grado di certezza pressoché assoluto. Questa modalità di accertamento ha sostanzialmente semplificato l'istruttoria processuale, rendendo nella maggior parte dei casi superflua una più complessa attività probatoria.

Una più articolata attività istruttoria diventa necessaria solo quando il presunto genitore si rifiuta di sottoporsi al test del DNA. Tuttavia, è importante sottolineare che questa strategia difensiva è fortemente sconsigliabile. Il rifiuto di sottoporsi a un accertamento così semplice e non invasivo viene infatti valutato molto negativamente dal giudice, ponendo la persona in cattiva luce e potendo costituire, unitamente ad altri elementi, una presunzione di paternità. Il giudice può infatti trarre argomenti di prova dal comportamento processuale delle parti, e il rifiuto ingiustificato di sottoporsi all'esame genetico può essere interpretato come un tentativo di sottrarsi all'accertamento della verità.

Gli accertamenti del DNA anche post mortem

Un aspetto particolarmente rilevante riguarda la possibilità di effettuare accertamenti genetici anche dopo la morte del presunto genitore biologico. La giurisprudenza ha riconosciuto che il diritto del figlio a vedere accertato il proprio status non viene meno con la morte del genitore, permettendo quindi l'esecuzione di test del DNA post mortem quando necessario per stabilire la verità biologica della filiazione.

I diritti patrimoniali e successori

È fondamentale sottolineare che i figli nati fuori dal matrimonio godono degli stessi diritti dei figli nati all'interno del matrimonio, anche quanto al diritto di mantenimento nei confronti dei genitori. Questo principio si estende pienamente ai diritti successori: una volta riconosciuto, il figlio nato fuori dal matrimonio ha gli stessi diritti ereditari degli altri figli del genitore biologico, senza alcuna discriminazione basata sulle circostanze della nascita.

Il risarcimento del danno per mancato riconoscimento

Un profilo particolarmente importante riguarda la responsabilità del genitore che, pur essendo consapevole del rapporto di filiazione, si sia rifiutato di riconoscere il figlio. La giurisprudenza ha affermato che la condotta del padre che non abbia riconosciuto il figlio naturale e si sia rifiutato di adempiere gli obblighi derivanti dal rapporto di filiazione può essere causa di un danno esistenziale per il figlio. Il figlio non riconosciuto può quindi agire in giudizio non solo per ottenere l'accertamento della filiazione, ma anche per chiedere il risarcimento del danno sofferto.


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